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26/05/2016

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Minerva Omega Group: il futuro è oggi

 

Internet delle cose, missione “contagio” un pugno di aziende all’avanscoperta


Il dialogo intelligente tra app e oggetti si ferma per ora a monitoraggio e controllo ma i margini di sviluppo sono enormi. Tra le eccellenze italiane fameccanica e MINERVA OMEGA: questa produce affettatrici che inviano via cloud dati sui consumi
 

 

Il suo acronimo è IoT, la sua traduzione è “futuro”. Per esteso, si scrive Internet of Things, ovvero Internet delle cose. Seppure se ne parli spesso negli ultimi tempi, la nozione non è ancora molto conosciuta. In sostanza, in materia persiste una certa ignoranza dal momento che la tematica resta per il momento un fenomeno di nicchia.

 

Il termine indica il dialogo intelligente tra applicazioni e oggetti. In pratica, il suo obiettivo è di rendere qualunque tipo di oggetto, anche senza una vocazione digitale, un dispositivo collegato a Internet, in grado di godere di tutte le caratteristiche che hanno gli oggetti nati per utilizzare la rete. Già oggi, molti di noi posseggono dispositivi che rientrano nella categoria “Internet delle cose” tra cui un termostato, un orologio o un braccialetto connesso, ma sono in pochi a rendersene conto.

 

Gli analisti di settore parlano degli IoT alla stregua di un fenomeno dirompente, con margini di sviluppo enormi nei prossimi anni. Non a caso, tutti i big player dell’IT, nessuno escluso, stanno facendo a gara per conquistare quote di mercato in questo business, considerato una sorta di “gallina dalle uova d’oro”. Come ogni nuovo fenomeno però, in passato lo è stato per il cloud, stenta ancora ad affermarsi.

 

Attualmente, le proprietà degli oggetti connessi sono essenzialmente due: il “monitoraggio” e “il controllo”. Monitoraggio vuol dire che l’oggetto può comportarsi come sensore, ovvero essere in grado di produrre informazioni su di sé o sull’ambiente circostante. Controllo vuol dire che gli oggetti possono essere comandati a distanza senza tecnologie particolari ma attraverso internet.

 

I campi di applicazione sono innumerevoli. Ma è il mondo enterprise, in questo momento, ad essere nel mirino dei big player del settore. Se è vero che tra qualche anno “Internet delle cose” potrebbe diventare un fenomeno di massa, oggi evidentemente non lo è. O meglio, riesce al momento a contaminare solo quelle aziende con una spiccata vocazione all’innovazione. Una di queste è la Minerva Omega di Bologna, una realtà consolidata nel settore alimentare che produce macchine e sistemi made in Italy per la lavorazione e conservazione di prodotti tra cui affettatrici, tritacarne, insaccatrici e confezionatrici sottovuoto.

 

Prodotti che fino a ieri erano realizzati a bassissima tecnologia e quindi venivano venduti quasi a peso come fossero materiali inerti. Per differenziare le proprie macchine in un mercato altamente competitivo, l’azienda ha deciso di puntare sull’“Internet delle cose”. «Già oggi, ad esempio, abbiamo lanciato sul mercato una nuova generazione di affettatrici, anche di colore rosa, che riescono ad inviare dati via cloud sul consumo, sul rendimento e sul funzionamento », premette Daniele Salati Chiodini, direttore tecnico e consigliere delegato di Minerva Omega (oltre 15 milioni di fatturato, +12% sul 2014, il 70% del quale realizzato all’estero).

«Abbiamo deciso lo scorso anno di abbracciare l’IoT scegliendo la piattaforma Solair — osserva Chiodini — Questa operazione ci ha permesso in tempi ridotti di sviluppare un sistema innovativo come NEmoSY, senza richiedere grossi investimenti iniziali e con la garanzia di un’infrastruttura cloud di semplice accesso e controllo».

 

NEmoSY, realizzato con la componentistica STMicroelectronics, permette di acquisire dati in tempo reale, di consolidarli direttamente sul cloud e di elaborare informazioni da integrare nel processo di business. Quindi, è in grado di gestire a distanza tutto il ciclo della manutenzione dall’inserimento dei rapporti tecnici fino alla produzione di tutta la documentazione di una singola macchina.

 

Un altro esempio che può fare scuola è quello di Fameccanica, gruppo controllato da Fater e specializzato nella progettazione, costruzione e vendita di impianti industriali per la produzione di prodotti igienici monouso (oltre 70 aziende clienti nel mondo incluse le più grandi multinazionali nel settore, quasi 900 dipendenti, di cui 500 in Italia a Sambuceto- Chieti. Il resto nelle 3 filiali all’estero Cina, Brasile e Nord America. Giro di affari di circa 300 milioni di euro).

 

Anche questa azienda si è contraddistinta fin dalla sua nascita per l’innovazione costante, e in quest’ottica ha ora scelto di puntare sull’Internet of Things. Fameccanica ha dato vita al progetto “EasyLife”, un sistema connesso di monitoraggio dello stato di funzionamento dei macchinari basato sui servizi IoT. «Il progetto pilota è in fase di test, con successo, su un nostro cliente asiatico», spiega Roberto Lemme, customer service director di Fameccanica.

 

«Con EasyLife — continua Lemme — vogliamo offrire un servizio a valore aggiunto ai clienti, consentendo loro di valutare l’andamento produttivo del proprio parco macchine, di mettere in atto meccanismi di manutenzione predittiva e di beneficiare di mezzi moderni per una migliore fruizione della documentazione relativa a macchine e componenti». Le macchine di Fameccanica sono operative presso oltre 180 stabilimenti distribuiti globalmente, quindi è chiara l’importanza strategica di un progetto come questo, che facendo leva sulla capacità di raccogliere, connettere e valorizzare i dati attraverso un sistema IoT permette di recuperare efficienza attraverso un migliore controllo delle operations e di ottimizzare la progettazione dei macchinari. «L’obiettivo è di arrivare al 2017 con tutte le nostre nuove macchine connesse a EasyLife », conclude Lemme.

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